Già è uno degli esercizi dialettici maggiormente praticato in città. Ristrutturazione del Dall'Ara o nuovo stadio?
Certo la vicenda ricalca i migliori chiacchiericci Italici. Già ai tempi della presidenza Gazzoni, se ne cominciò a parlare e la vicenda si autoalimentò fino a al caso "Romilia", sotto la presidenza di Alfredo Cazzola. Poi lo stesso Cazzola, lasciò il BFC a Renzo Menarini e l'insediamento di Fossatone nei pressi di Medicina, cadde definitivamente, trascinando lo stesso Menarini e lo stesso BFC, in una spirale di grosse difficoltà, che portò alla disastrosa gestione di Porcedda. Dopo la sua disastrosa caduta, schermaglie cittadine hanno condotto alla cordata Bolognese capitanata da Guaraldi, che dopo un promettente inizio e progetti Immobiliari riguardanti più i campi di allenamento che lo stadio, hanno riportato il BFC in serie B. Durante l'ennesimo purgatorio è arrivata la cessione del club Felsineo a Tacopina e soci. Tra questi ultimi subito si stagliò la figura di Joey Saputo, una sorta di Titano, rispetto gli altri soci e lo stesso Tacopina. Non passarono che pochi mesi e Saputo prese le redini del BFC, benedetto da una città intera, Amministrazione cittadina in primis. Oltre al rilancio del progetto sportivo, è ripreso forte il dibattito cittadino sull'eterno tema dello stadio. Si è parlato soprattutto di stadio Dall'Ara, avviando richieste alle autorità competenti e chiacchierando su progettisti e nuove idee, ma nulla di concreto fino ad oggi. Alcuni giorni fa la sortita di Fenucci, che parla di ristrutturazione molto costosa se non completata da aree compensative. Da quel dì, dalla stampa locale al chiacchiericcio spicciolo, un fiorire di ipotesi, tra cui quella di un nuovo stadio, qualcuno azzarda a Borgo Panigale nei pressi di Villa Pallavicini.
Pare che la settimana prossima, sbarchi al Marconi Saputo e ci si attende da lui nella circostanza una parola definitiva sulla vicenda. Dopo di che se emergesse che l'orientamento è quello di andare a fare un nuovo stadio, che succederà e quale sarà l'accoglienza di tale virata, da tifosi, ma soprattutto da parte dell'Amministrazione?
Mi sa che ho corso un pò troppo e la mia curiosità, rimarrà ancora repressa, per altro tempo ancora!!!!!
BOLOGNA E....DINTORNI
sabato 22 ottobre 2016
domenica 24 aprile 2016
DA MONTE PASTORE A RIGOSA
Fidanzamento fra coetanei: Zola e Monte San Pietro hanno infatti la stessa età: 206 anni. Risale infatti al 1810 l’atto di nascita dei due Comuni confinanti. Entrambi risultato della fusione di piccoli liberi comuni risalenti al Medioevo. Ci volle un decreto del governo napoleonico per riunire i quattordici campanili preesistenti a Monte San Pietro e i due comuni (Zola e Gesso) fino ad allora distinti. Da allora ne è passata di acqua nel Lavino, il torrente che attraversa tutti due i territori, scorrendo parallelo alla strada provinciale Valle del Lavino.
Oggi Monte San Pietro conta 11mila abitanti e Zola quasi il doppio: 19mila. Proporzioni rovesciate per l’estensione: 38 chilometri quadrati Zola e 77 Monte San Pietro. Il primo prevalentemente pianeggiante e a vocazione industriale, il secondo montano e ad economia prevalentemente agricolo-artigianale. Stesso colore politico (centro-sinistra a guida Pd) che nel territorio confinante ha portato, due anni fa, alla nascita del neo Comune di Valsamoggia. Se lo studio preliminare (a costo zero, realizzato dalla Regione) dovesse dare esito favorevole, all’inizio dell’autunno i due Comuni potrebbero decidere di passare ad uno studio più approfondito. Di prendersi quindi un anno (il 2017) per definire il progetto di fusione ed indire il referendum per il 2018. Giusto in tempo per lo scioglimento anticipato delle due municipalità in vista della prima elezione che potrebbe coincidere con la scadenza naturale della legislatura: il 2019.
Oggi Monte San Pietro conta 11mila abitanti e Zola quasi il doppio: 19mila. Proporzioni rovesciate per l’estensione: 38 chilometri quadrati Zola e 77 Monte San Pietro. Il primo prevalentemente pianeggiante e a vocazione industriale, il secondo montano e ad economia prevalentemente agricolo-artigianale. Stesso colore politico (centro-sinistra a guida Pd) che nel territorio confinante ha portato, due anni fa, alla nascita del neo Comune di Valsamoggia. Se lo studio preliminare (a costo zero, realizzato dalla Regione) dovesse dare esito favorevole, all’inizio dell’autunno i due Comuni potrebbero decidere di passare ad uno studio più approfondito. Di prendersi quindi un anno (il 2017) per definire il progetto di fusione ed indire il referendum per il 2018. Giusto in tempo per lo scioglimento anticipato delle due municipalità in vista della prima elezione che potrebbe coincidere con la scadenza naturale della legislatura: il 2019.
sabato 15 marzo 2014
NON E' UN PESCE D'APRILE DOPO ANNI DI RESTAURO RIAPRE IL MERCATO DI MEZZO
Il 2 aprile ci dovrebbe essere l'inaugurazione dedicata alle autorità, mentre il 3 aprile è fissata l'apertura al pubblico che, da quel giorno, potrà frequentare il Mercato di Mezzo tutti i giorni dalle 9 del mattino alle 22. Dalla colazione alla cena non stop. Bologna cambia pelle diventando sempre più la città del cibo. Il Mercato di Mezzo è il suo fiore all'occhiello nel centro storico.
In attesa del 2015 quando verso fine anno fuori S.Donato aprirà i battenti Fico la grande Disneyworld che rappresenterà l'intera filiera agroalimentare.
La Bologna del futuro comincia a prendere forma.
In attesa del 2015 quando verso fine anno fuori S.Donato aprirà i battenti Fico la grande Disneyworld che rappresenterà l'intera filiera agroalimentare.
La Bologna del futuro comincia a prendere forma.
sabato 23 novembre 2013
IL SOTTILE FILO DELLA SPERANZA ANCORA SI TESSE IN CITTA'
Marino Golinelli, 93 anni e non sentirli, festeggia i primi 25 anni di una delle sue più importanti creature, la Fondazione privata che porta il suo nome e che da 5 lustri contribuisce alla promozione della ricerca e alla divulgazione della cultura scientifica.
Nel corso di un convegno con le autorità cittadine e nazionali, riunite ieri a Bologna, Golinelli spegne simbolicamente delle candeline, per accendere altri mille progetti per il futuro. Fra questi Eureka, un trust dedicato alle idee imprenditoriali giovanili che partirà col suo contributo di centomila euro, quindi “OPEN M. Centro per la conoscenza e la cultura”, un luogo dove confluiranno in maniera integrata, a partire dall’inizio del 2015, nella area Ex Sabiem di Santa Viola.
Un investimento per otto milioni di euro, oltre 2,5 milioni l’anno messi in preventivo per i progetti. Un mare di soldi che Golinelli tira fuori dal suo patrimonio personale, perché bisogna dare alla nuove generazioni un’opportunità, come è stato per lui: “Fino ad oggi avrò investito nelle mie attività filantropiche circa 40 milioni di euro. Ma ho dei debiti di riconoscenza, verso i miei genitori e mia moglie Paola”. Poi, nell’Aula Magna di Santa Lucia, il suo primo pensiero va ai ragazzi riuniti per applaudirlo: “Vi ringrazio di essere qui e con me vi ringrazia la Fondazione, che vive per voi. Siete il nostro futuro, globale”.Chissà se questo signore, chimico-farmacista, nasconde un segreto di lunga vita, certo la sua forza è straordinaria: in mattinata infatti trova anche il tempo di occuparsi un po’ di politica. Riunisce 75 fondazioni italiane, dai Benetton a Isabella Seragnoli e con loro stende un documento, da consegnare nel pomeriggio ai rappresentanti del Governo. Obiettivo fare rete, ma sensibilizzare anche i palazzi del potere affinché mettano in agenda il tema fondazioni e sopratutto fiscalità e norme che non ostacolino il lavoro di chi vuole contribuire, con il proprio denaro, al benessere collettivo. Per tanta vitalità, dice, che c’è un solo propulsore “la curiosità”.
Nel corso di un convegno con le autorità cittadine e nazionali, riunite ieri a Bologna, Golinelli spegne simbolicamente delle candeline, per accendere altri mille progetti per il futuro. Fra questi Eureka, un trust dedicato alle idee imprenditoriali giovanili che partirà col suo contributo di centomila euro, quindi “OPEN M. Centro per la conoscenza e la cultura”, un luogo dove confluiranno in maniera integrata, a partire dall’inizio del 2015, nella area Ex Sabiem di Santa Viola.
Un investimento per otto milioni di euro, oltre 2,5 milioni l’anno messi in preventivo per i progetti. Un mare di soldi che Golinelli tira fuori dal suo patrimonio personale, perché bisogna dare alla nuove generazioni un’opportunità, come è stato per lui: “Fino ad oggi avrò investito nelle mie attività filantropiche circa 40 milioni di euro. Ma ho dei debiti di riconoscenza, verso i miei genitori e mia moglie Paola”. Poi, nell’Aula Magna di Santa Lucia, il suo primo pensiero va ai ragazzi riuniti per applaudirlo: “Vi ringrazio di essere qui e con me vi ringrazia la Fondazione, che vive per voi. Siete il nostro futuro, globale”.Chissà se questo signore, chimico-farmacista, nasconde un segreto di lunga vita, certo la sua forza è straordinaria: in mattinata infatti trova anche il tempo di occuparsi un po’ di politica. Riunisce 75 fondazioni italiane, dai Benetton a Isabella Seragnoli e con loro stende un documento, da consegnare nel pomeriggio ai rappresentanti del Governo. Obiettivo fare rete, ma sensibilizzare anche i palazzi del potere affinché mettano in agenda il tema fondazioni e sopratutto fiscalità e norme che non ostacolino il lavoro di chi vuole contribuire, con il proprio denaro, al benessere collettivo. Per tanta vitalità, dice, che c’è un solo propulsore “la curiosità”.
giovedì 31 ottobre 2013
SALE LA FEBBRE PER LA RAGAZZA DALL'ORECCHINO
“Sarà l’unica occasione per ammirarla in Europa al di fuori della sua sede storica”. Per un pugno di settimane, ed esattamente dall’8 febbraio al 25 maggio 2014, il capolavoro di Vermeer sarà in Italia, a Bologna, accolta con tutti gli onori del caso a Palazzo Fava. La ragazza con l’orecchino di perla evoca bellezza e mistero e il suo volto da cinque secoli continua a stregare coloro che hanno l’emozione di poterlo ammirare dal vero o scoprirlo attraverso i romanzi e il film di cui la bellissima ragazza dal copricapo color del cielo è diventata, forse suo malgrado, protagonista.
Capolavoro che non sarà solo. A Bologna sarà infatti accompagnato da una quarantina di altre opere, sempre di qualità eccelsa, scelte appositamente per la sede bolognese e quindi in parte diverse da quelle già esposte in Giappone e ora negli States.
La ragazza con l’orecchino di perla non sarà l’unico capolavoro di Vermeer in mostra. Ad affiancarla ci sarà Diana e le sue ninfe, grande olio del Maestro. E ancora, ben 4 Rembrandt e poiFrans Hals, Ter Borch, Claesz, Van Goyen, Van Honthorst, Hobbema, Van Ruisdael, Steen, ovverotutti i massimi protagonisti della Golden Age dell’arte olandese.
Capolavoro che non sarà solo. A Bologna sarà infatti accompagnato da una quarantina di altre opere, sempre di qualità eccelsa, scelte appositamente per la sede bolognese e quindi in parte diverse da quelle già esposte in Giappone e ora negli States.
La ragazza con l’orecchino di perla non sarà l’unico capolavoro di Vermeer in mostra. Ad affiancarla ci sarà Diana e le sue ninfe, grande olio del Maestro. E ancora, ben 4 Rembrandt e poiFrans Hals, Ter Borch, Claesz, Van Goyen, Van Honthorst, Hobbema, Van Ruisdael, Steen, ovverotutti i massimi protagonisti della Golden Age dell’arte olandese.
sabato 5 ottobre 2013
BOLOGNA NEL GIORNO DEL SUO PATRONO ESPRIME LE SUE CONTRADDIZIONI
L'ingresso è in via della Speranza. La lunga passerella del Mast, il ponte d'ingresso di questa enclave che collega fabbrica, periferia e città. «Sembra di stare a New York», dice qualcuno all'ingresso, invece siamo a Santa Viola. Per il debutto della Manifattura di arti, sperimentazioni e tecnologia ideata (e finanziata) da Isabella Seràgnoli sono arrivati, in serata, anche il premier, Enrico Letta e il ministro — ed ex commissario cittadino — Anna Maria Cancellieri.
«Una cosa straordinaria, è una grande realizzazione offerta alla città. Quest'opera è un segno di speranza e fiducia per tutti, un esempio per gli altri imprenditori: bisogna fare come Isabella», ha detto il primo ministro. «Il Mast dà il senso di cosa vuol dire l'imprenditoria del futuro. All'estero hanno bisogno dell'Italia e il segnale di Bologna è importante». E l'asilo nido aziendale? «Sporcatelo un po', i miei figli lo distruggerebbero», ha scherzato il premier in tour tra le sale del Mast, con la Seràgnoli come guida prima della cena e del concerto di Giovanni Allevi.
«Una cosa straordinaria, è una grande realizzazione offerta alla città. Quest'opera è un segno di speranza e fiducia per tutti, un esempio per gli altri imprenditori: bisogna fare come Isabella», ha detto il primo ministro. «Il Mast dà il senso di cosa vuol dire l'imprenditoria del futuro. All'estero hanno bisogno dell'Italia e il segnale di Bologna è importante». E l'asilo nido aziendale? «Sporcatelo un po', i miei figli lo distruggerebbero», ha scherzato il premier in tour tra le sale del Mast, con la Seràgnoli come guida prima della cena e del concerto di Giovanni Allevi.
Per ora solo i dipendenti della multinazionale potranno girovagare tra aule, foto, opere d'arte, ristorante, museo, laghetto artificiale, palestra e asilo. Ma presto questa piccola città-stato di Santa Viola sarà «a disposizione di tutta la città». Già lunedi prossimo i cittadini lo potranno visitare liberamente.
Quindi "tutto bene", questa realizzazione assieme al recente proggetto della Disneyworld del cibo fanno si che Bologna riparta sotto i migliori auspici verso un futuro "radioso e virtuoso". A raffreddare gli animi arriva però nel pomeriggio l'omelia del cardinale Carlo Caffarra. Una città «sporca e dai muri inguardabili», segni concreti di un inarrestabile e progressivo processo di «disgregazione e disinteresse per il bene comune». Una malattia che viene da lontano, suggerisce il prelato, perché nasce dalla scomparsa del modello creato dal monocolore di governo Pci-Pds-Ds. Un modello che, pur avendo garantito per decenni l'unione del tessuto sociale, secondo Caffarra non poteva che collassare su se stesso, perché costruito attorno a «una grande menzogna sull'uomo».
Don Camillo che rimpiange lo scomparso Peppone? Tutt'altro. La difesa del matrimonio e della famiglia innanzitutto, come unione di «persona-uomo e persona-donna». Poi l'educazione dei giovani, che non deve cedere al «mutismo educativo», insieme alla difesa del lavoro: «Ancora una volta voglio lanciare da questa basilica il mio grido — dice il cardinale — è giusto che sia fatto ogni sforzo perché chi ha lavoro non lo perda, ma è sommamente ingiusto che i giovani non trovino accesso al mondo del lavoro». L'ultima dimensione («ma non d'importanza») da recuperare è «il rapporto di cittadinanza. Perché la crisi della nostra città è spirituale — conclude Caffarra — e spirituale potrà essere solamente la sua ripresa. La nostra città è affidata a ciascuno di noi».
Tutti buoni propositi che sicuramente saranno presto raccolti e condivisi da chi è stato chiamato in causa.
domenica 15 settembre 2013
Emblematica quella notte di Enrico Letta a Bologna
È una storia, risalente ai tempi del governo Prodi, che il premier Enrico Letta ha raccontato ieri alla festa dell'Udc di Chianciano Terme. «La prima volta che fui nominato ministro mi sentivo un gran figo», esordisce il premier, raccontando che proprio quella sera si ritrovò per sbaglio da un concierge nella camera di un albergo di Bologna, mentre i suoi documenti erano rimasti nella hall. "Ad un certo punto arrivò nella stanza una coppia che cominciò a svestirsi".
"Io ero nel primo sonno, mi svegliai. I due mi videro, si scusarono e se ne andarono — prosegue Letta — e dopo un po' ricevetti una telefonata del nuovo concierge. Io cercai di spiegargli che ero arrivato poco prima della mezzanotte e avevo un regolare documento d'identità. Lui insistette: "Ma le chi è?" Io potevo fare la parte del "lo sa che sono un ministro...ma tenni il profilo basso". Alla fine arrivò la polizia, chiamata dall'albergo e tutto si risolse in un imbarazzante sorriso. «Vi ho raccontato questo per dirvi che nessuno mi aveva riconosciuto perché non ero un volto tv — conclude Letta — mai prendersi troppo sul serio...».
"Io ero nel primo sonno, mi svegliai. I due mi videro, si scusarono e se ne andarono — prosegue Letta — e dopo un po' ricevetti una telefonata del nuovo concierge. Io cercai di spiegargli che ero arrivato poco prima della mezzanotte e avevo un regolare documento d'identità. Lui insistette: "Ma le chi è?" Io potevo fare la parte del "lo sa che sono un ministro...ma tenni il profilo basso". Alla fine arrivò la polizia, chiamata dall'albergo e tutto si risolse in un imbarazzante sorriso. «Vi ho raccontato questo per dirvi che nessuno mi aveva riconosciuto perché non ero un volto tv — conclude Letta — mai prendersi troppo sul serio...».
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